Ora che si può uscire, camminiamo a piedi nei nostri quartieri e scopriamo angoli nuovi e particolari che non avremmo mai notato in una giornata normale della nostra “vita passata”. Chissà quante cose si celano ai nostri occhi e quante non possiamo conoscere perché sono ancora da scoprire, sottoterra.
In questi giorni, mi è capitato di passeggiare in una Piazza Saffi semideserta e fermarmi a pensare che in realtà, sotto ai miei piedi vi era un esercito francese sepolto, dopo essere stato sconfitto da Guido da Montefeltro nel 1282.
Chissà se anche Anita, mentre cammina per il suo quartiere, fa i miei stessi pensieri! Ha le cuffie nelle orecchie e la mascherina sul viso, con le borse della spesa sta correndo verso casa, ma ad un certo punto si ferma e guarda il muro.
C’è un mammut disegnato e una scritta: “Welcome to Rebibbia, fettuccia di paradiso, tra la Tiburtina e la Nomentana, terra di Mammut, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi”.
Un Mammut a Rebibbia?
Sì.
A Rebibbia si trova il Museo di Casal de Pazzi, un’area archeologica di sabbie e ghiaie trasportate dall’acqua oltre 300mila anni fa. Qui sono stati ritrovati oltre 2000 reperti di animali come l’ippopotamo, l’uro, il cervo, il lupo e anche l’elefante antico con le sue lunghe zanne.
Il Museo è un centro culturale di periferia, che prova, con tutte le sue forze, a riqualificare un’area urbana che è conosciuta al mondo, solo per il degrado ed il suo carcere. Zerocalcare, cresciuto proprio a Rebibbia, ha dipinto un murale con il Mammut, simbolo e orgoglio del quartiere.
Anita lo vede ogni volta che prende la metro B e ogni volta è sempre più orgogliosa della sua terra, che prova con tutte le sue forze a resistere alle difficoltà.
“Qui ci manca tutto e non ci serve niente” bisbiglia, ma ha il sorriso di chi invece ha tutto.
E tu? Quanto conosci il tuo territorio e i segreti che nasconde?
Raccontacelo nei commenti!