In questo periodo di quarantena cui tutti siamo costretti, ci sembra ancor più significativo parlare dei Coffin cubicles di Hong Kong e, più in generale, di soluzioni abitative sviluppatesi in gran parte della Cina.
Sono decine di migliaia le persone che a Hong Kong non possono permettersi una casa vera e propria. L’unica alternativa è rappresentata dai Coffin cubicles (“case cubicolo”), piccoli spazi di 1,4 metri quadrati, in pratica un letto circondato da pareti, in cui dormire e incredibilmente cucinare, mangiare e riporre tutti i propri averi.
I “Coffin Cubicles” o “case loculo”, sono effettivamente letti sigillati con tavole di legno; originariamente erano spazi aperti, appartamenti normali, che poi sono stati divisi in diverse unità e poi ancora in cubicoli separati da pareti di legno. Un appartamento da meno di 40 metri quadri può essere suddiviso in 20 ‘cabine letto’ soppalcate.
Vi suggeriamo il lavoro del fotografo Benny Lam che è riuscito ad “entrare” in alcune di queste abitazioni e a documentare la condizione soffocante e disumana in cui vivono queste persone. In collaborazione con l’organizzazione non-governativa Society for Community Organization (SoCO), Lam ha contattato alcuni residenti dei micro-appartamenti di Hong Kong per chiedergli il permesso di andarli a trovare e di fotografarli. La maggior parte non si è dimostrata interessata, ma alcuni l’hanno accolto nelle loro abitazioni claustrofobiche, come le ha descritte Lam.
Fotografie, Benny Lam (http://photographyofchina.com/ ) Fonte, National Geographic Society